raccontarsi ed aiutarsi a vicenda a comprendere e vivere la propria esperienza di sofferenza

Pandemia e disturbo borderline di personalità. VIDEO


Molti sono i temi emersi dalla tavola rotonda dal titolo "L'emergenza giovanile tra fragilità, desiderio ed inclusione: quale proposta?", organizzata da "WaW - Women at Work" lo scorso 22 giugno alla Villa Reale di Monza. Nello specifico, si è parlato di fragilità giovanile e delle problematiche correlate che si sono intensificate a seguito dell’emergenza sanitaria.



Tra i relatori ed esperti della tematica presenti all’evento c’era il dott. Raffaele Visintini, psichiatra psicoterapeuta e uno degli ideatori del Metodo GET per il trattamento del disturbo borderline di personalità.

Nello speech il medico ha evidenziato due temi per lui chiave: il metodo GET e l’effetto della pandemia sui giovani.

Il metodo GET
Il metodo GET utilizza il gruppo come strumento terapeutico in cui le persone possono raccontarsi ed aiutarsi a vicenda a comprendere e vivere la propria esperienza di sofferenza, senza pregiudizi. Il ruolo degli operatori in questi gruppi non è di guidare la seduta, ma di aiutare le persone a partecipare, costruendo un luogo sicuro intorno a loro.

Il sostegno che deriva dai gruppi dà la possibilità alle persone di far crescere un proprio sé e sviluppare una propria identità strutturata.

La terapia di gruppo è un momento di condivisione di esperienze senza che nessuno implicitamente o esplicitamente possa commentare in modo giudicante. Uno dei primi obiettivi della terapia è accettare noi stessi, che siamo i maggiori giudici delle nostre esperienze.

L’effetto della pandemia
Con l'avvento della pandemia, dal 2020 a oggi, sono triplicate le richieste sia a livello ambulatoriale e diagnostico sia a livello di ingressi in comunità.

Nel corso della pandemia è aumentato il numero di individui e persone che hanno riscontrato una fragilità in sé stessi, un profondo senso di solitudine, trovandosi spesso in situazioni dove dovevano gestire uno stato emozionale troppo intenso. Molte famiglie hanno vissuto queste situazioni critiche, che hanno causato delle condizioni di disagio e conflitti all’interno del nucleo famigliare.

Un altro dato fondamentale che si è riscontrato è l’abbassamento dell’età delle richieste di diagnosi. Prima della pandemia il picco era dai 14 ai 16 anni, dal 2020 in poi le prime manifestazioni di malessere sono chiare già a 11-12 anni.

Conseguentemente sono aumentati i gruppi specifici anche per i ragazzi più giovani, e purtroppo, come sottolinea il dottor Visintini, le liste di attesa per entrare in comunità sono lunghe, e il territorio fatica a dare una risposta numerica efficace alla richiesta. Servirebbero più comunità con trattamenti specifici.

L’organizzazione borderline di personalità richiede un trattamento specifico, questo porta ad un problema enorme che è la formazione degli operatori, che devono essere pronti a gestire situazioni complesse e portare avanti terapie vere e non colloqui generici.

«purtroppo moltissimi psicologi si occupano di pazienti affetti dal disturbo borderline attraverso semplici sedute individuali e questo metodo non aiuta i ragazzi a superare la loro fragilità».

31 agosto 2022


Il percorso nelle comunità


La clinica Santa Croce in collaborazione con WAW